STORIE DELLA MALARIA

un film documento di: Paolo Isaja e Maria Pia Melandri
immagini e documenti: archivi Cooperativa Ricerca sul territorio Ecomuseo del Litorale Romano
elaborazioni informatiche: Mauro Pepe
produzione: CRT Cooperativa Ricerca sul Territorio (Ostia Antica), Cinema Ricerca (Roma)
contributo alla realizzazione: Centro Regionale per la documentazione dei Beni Culturali e Ambientali CRD Assessorato alla Cultura- Regione Lazio
riprese: Litorale Romano, v.e.
supporto originale: videonastro s.v.
edizione: Cinema Ricerca, Roma 1994
durata: 22′

Premio Libero Bizzarri, Rassegna Nazionale del Documentario S. Benedetto del Tronto, 1995; L’Immagine dell’Uomo, Festival nazionale di Documentari Antropologici, Roma, Museo nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, 1995; CortoImolaFestival, Documentario Antropologico, Imola, 1996.

Un secolo fa il litorale romano è stato il terreno di coltura che ha consentito agli scienziati di effettuare le scoperte essenziali per l’individuazione delle cause della malaria.

All’indomani della proclamazione di Roma Capitale, il governo italiano non poteva permettersi di insediare le strutture vitali del nuovo Stato in una città circondata da una campagna infestata dalla malaria grave. L’epidemia infatti era così diffusa e radicata che diverse zone della città erano considerate di per se malariche. Era quindi necessario avviare ricerche, attuare interventi, intraprendere bonifiche e trasformazioni ambientali.

A quel tempo la conoscenza delle cause del morbo era assai scarsa: si sapeva come combattere le febbri ma non si conoscevano gli agenti e i modi di propagazione.

A partire dal 1880, nel corso di quasi un ventennio, gli studi nel merito subiscono una svolta improvvisa, acquistano vigore e determinazione e ben presto scienziati francesi, inglesi e italiani riescono a individuare l’agente e il vettore della terribile malattia. Ma mentre francesi e inglesi effettuano le loro ricerche rispettivamente in Africa e in India, gli italiani hanno il triste vantaggio di non doversi allontanare neppure di un metro per poter avere la materia prima di studio.

L’agro litoraneo di Roma, dove allignava la terzana maligna, la peggior forma di malaria, era dunque il teatro principale della ricerca e della lotta antimalarica. Qui venivano catturate le zanzare anopheles che Giovan Battista Grassi e gli altri studiosi consideravano il vettore di trasmissione del morbo. Qui si sperimentavano profilassi e cure che – sulla base di un estratto della corteccia dell’albero della china, il chinino – si andavano progressivamente attuando per la eradicazione della malaria. Sempre in queste zone furono messe in atto le prime pratiche di disinfestazione, prevenzione, bonifica che servirono al miglioramento generale delle condizioni ambientali del territorio. Malgrado tutto ciò, il litorale romano è rimasto zona malarica fino alla seconda guerra mondiale.

Il film affronta l’argomento dal punto di vista delle esperienze compiute dei primi abitatori del litorale romano in epoca contemporanea e, in particolare, dai braccianti romagnoli bonificatori insediatisi ad Ostia e Fiumicino a partire dal 1884. La loro Colonia Agricola, a causa delle difficili condizioni ambientali, dovette essere organizzata autonomamente anche dal punto di vista sanitario con la creazione di una sezione della Croce Verde. Col tempo i braccianti edificarono in proprio, dentro le mura del borgo di Ostia Antica, una costruzione atta all’immediato ricovero dei malati da portare a Roma per le cure.

Storie della malaria è il terzo film della Pentalogia della Bonifica.