LA PALUDE DA VINCERE

regia: Paolo Isaja
testimonianza e partecipazione: discendenti dei pionieri romagnoli bonificatori di Ostia possessori di memorie della colonia ravennate bambini della scuola “Acqua Rossa” di Ostia Lido
fotografia: Antonello Proto
supervisione tecnica video: Giancarlo Caroni
montaggio: Marcella Benvenuti, Maria Rita Di Palo
produzione e organizzazione: Maria Pia Melandri
(CRT Cooperativa Ricerca sul Territorio e Cinema Ricerca)
riprese: Ostia Antica e dintorni, 1981-1984
supporto originale: negativo 16 mm, videonastro 3/4″
1° edizione: Cinema Ricerca, Roma 1984
durata: 1h 11′

Premio Internazionale di Studi Etnoantropologici Pitré-Salomone Marino Palermo, 1985 Premio per il Miglior Film Etnostorico; Festival dei Popoli, Firenze, 1985

 

 

(…)destinati, nel corso di diversi anni, a rendere abitabile la fascia costiera romana.

In quest’area i braccianti trovarono pochi abitanti, preda di un ambiente ostile e malarico. In particolare le compagnie dei lavoratori stagionali che, provenendo da zone del basso Lazio e dall’Abruzzo, si trasferivano in questa zona nei periodi dovuti per la pastorizia e la coltivazione del latifondo. Mentre costoro vivevano in grandi capanne nella campagna, i ravennati abitarono le case diroccate del Borgo quattrocentesco di Ostia Antica e le poche abitazioni esistenti a Fiumicino.

Organizzati in squadre di una decina di uomini con una donna, la arsdora, con funzioni di organizzatrice delle necessità di vita quotidiana, i romagnoli dovettero affrontare le tremende conseguenze di un ambiente ostile: malaria, mancanza di assistenza sanitaria, pericoli di ogni tipo, lavoro duro.

Il lavoro, eseguito con la sola forza delle braccia, consisteva nell’esecuzione di una vasta rete di canali di vario livello, che dovevano raccogliere le acque basse in una grande vasca di raccolta, per essere poi sollevate dalle idrovore. Ci vollero cinque anni di duro lavoro e molti morti fra le fila dei braccianti prima di veder le pompe idrovore in azione prosciugare il terribile stagno di Ostia. Solo nel 1891 i braccianti poterono iniziare a coltivare le terre emerse, ottenendole poi in enfiteusi redimibile dallo Stato italiano.

Nel contempo i braccianti si erano organizzati secondo i criteri di una vera e propria colonia, ispirata ai princìpi del solidarismo utopistico, le cui idee base si andarono propagando in Europa nella seconda metà del secolo XIX. Questo carattere del gruppo ravennate segna la storia del territorio ostiense in maniera del tutto particolare: a pochi chilometri di distanza da Roma, neo-capitale del regno d’Italia, un gruppo di poche centinaia di uomini e di donne costituisce una entità autonoma, distinta per cultura e organizzazione sociale dal resto delle popolazioni della campagna e della città: La Colonia d’Ostia.